Durata Viaggio

Ho fatto il giro del mondo in 157 giorni e 4 ore

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venerdì 19 novembre 2010

Wellcome to Buenos Aires

Buenos Aires. Decisamente il posto più pericoloso in cui sono stato finora, o forse il posto dove la sfiga ha deciso di colpirmi maggiormente. Dopo quasi due mesi in sud america il senso di insicurezza mi aveva definitivamente abbandonato. 
Abbassata la guardia sono stato subito colpito. Come il peggiore degli idioti.
Arrivato nella capitale argentina con poco più di 10 pesos dopo aver trovato l'ostello la prima cosa che faccio è andare a ritirare. Dopociò con Diego decidiamo di andare a pranzare, entriamo nella metro che è stracolma, persone compresse come sardine che non fanno altro che pestarmi i piedi, stando con le infradito la cosa è molto fastidiosa ma magari fosse stato quello il problema. 
Appena saliti sposto la macchinetta fotografica nella tasca davanti per evitare di farmela sfilare, il portafogli lo lascio nella tasca laterale dei bermuda che fino a poche ore fa consideravo il posto più sicuro dato che ci sono due maledetti bottoni che faccio sempre una fatica immane ad aprire, comunque copro la tasca con la mano per aver maggior sicurezza. 
Il treno comincia un tratto di curve e mi aggrappo alla barra per mantenere l'equilibrio, tanto penso erroneamente che sentire il portafogli sulla coscia sia una sicurezza sufficiente. 
Ad una delle tastate di controllo che do ogni tanto non sento nulla, tocco altre tre o quattro volte ancora nulla, mi tasto nelle altre tasche e ancora nulla, penso che forse sono uscito senza. Guardo per terra con l'ingenua speranza che sia semplicemente caduto, mi guardo intorno ma può essere stato chiunque.
 Poi, come se nulla fosse successo, con una  calma surreale, che non so spiegare, dico a Diego:
 "Me han robado".
 Usciamo dalla metro e resto calmissimo ancora un paio di minuti pensando a cosa fare e cercando di capire come sia potuto succedere.  Realizzo l'immenso coglione che sono di essermi fatto fottere il portafogli con tutti i miei soldi e le carte. Sale rabbia e la paura su come fare ora che mi rimangono in tasca solo 20 pesos. 
Prendiamo un taxi per tornare in fretta all'ostello dove ho il numero per bloccare le carte, nel frattempo chiamo mio padre per farmi confermare che sono un coglione e l'ambasciata.
 L'ambasciata non mi risponderà neanche al numero di emrgenza che mi ha dato la polizia. 
Il taxista mi sente inveire in italiano e alla fine della corsa mi dirà che non devo pensare che gli argentini siano tutti così. 
Oltre ai soldi persi e i problemi derivati dal furto ad acuire la rabbia va ad aggiungersi il valore affettivo per il portafogli e per le banconote che avevo conservato una per ogni stato visitato, senza contare la patente il codice fiscale e il brevetto da sub.
Alle nove e mezza dopo poco  più di tre ore dal furto fatta la denuncia andiamo a cenare.
Camminano  mi rendo conto della situazione in cui versa la città: due ragazzi stanno smontando quanto di più possibile da una serie di moto parcheggiate, altri invece aprono i sacchi dell'immondizia raccogliere plastica e lattine da rivendere, il tutto in vie principali dove la gente non si cura di loro ma guarda e passa.
Ci prendiamo una pizza e ci mettiamo sui tavolini fuori, dopo un minuto arrivano tre dei ragazzi che maneggiavano l'immondizia a chiederci una fetta, uno alliunga la mano e la tocca, allontano la pizza dalle sue mani sull'altro lato del tavolo allora prova a prendere la mia pepsi, ci alziamo per mandarli e quando ci rimettiamo seduti la pizza e la seven up sono sparite.
 La gente intorno a noi non ha fatto altro che guardare la scena.
Con la rabbia che ci fa passare la fame e una pepsi che non ci va di bere, bestemmiando in italiano/portoghese/inglese torniamo all'ostello....

E domani è un altro giorno... 

Speriamo migliore

mercoledì 17 novembre 2010

Cul de sac

Non ho fatto molte foto negli ultimi giorni quindi le metto random
Comincio con un tramonto Australiano


Quattro mesi e mezzo fa sono partito con un terzo zaino pesante e ingombrante senza saperlo senza neanche rendermene conto, pieno di tutte quelle idee pregiudizievoli, stereotipate e generaliste che ho accumulato in ventidue anni, nel corso del viaggio si è rimpicciolito e alleggerito fino a scomparire, o quasi, dopotutto per rendersi conto che una idea sia pregiudizievole serve confrontarsi con qualcosa o qualcuno che la possa confutare o rimarrà sempre tale.


Deliri a parte



Poi un fiume in Nuova Zelanda


Negli ultimi 15 giorni sono rimasto praticamente immobile, l'essere stato leggermente male mi ha costretto a passare svariati giorni chiuso dentro la camera dell'ostello a guardare film e serie tv per combattere la  noia, benedetto streaming! Ancora non sono del tutto guarito ma perlomeno non sono più astenico il che mi ha permesso di uscire dall'ostello. Nonostante ciò mi sono intrappolato in un "cul de sac" argentino, troppo lontano dalle bellezze del sud e del nord e dovrò rinunciare a qualcosa, il centro dell'argentina ha di bello solo le sue città da vivere, come Cordoba e Mendoza.
e uno Americano
 L'unico neo è che si può godere molto più di una città quando è da scoprire ed è diversa.
Già  europei, australiani e americani mi sembravano simili, l'unica vera differenza, che notavo dopo essere stato in Bolivia e Perù, è che io dico "cin cin" e altri mi rispondo "cheers, santè, prost, na zdravìa...", figuriamoci adesso in Argentina, che se non avessi mai aperto un libro di storia potrei pensare che fu una colonia Italiana dato il loro fantastico accento che più di ogni altra lingua si avvicina all'italiano o che se prima in spagnolo quando non sapevo una parola tirando a indovinare avevo buone probabilità di indovinare, qui vai sul sicuro che la parola è come in italiano e neanche più serve aggiungere la S alla fine, per fare un esempio restando in tema di brindisi birra in argentino si dice birra, aggiungiamoci che la pizza è decente, ascoltano più musica italiana di noi, la fiat e il fernet sono ovunque e sono soliti dire "echa la ley, echa la trampa" che le differenze con l'Italia diventano più geografiche che altro. 
Potrei riassumere l'ultima noiosa digressione in una frase del tipo: "Sono partito per vedere il mondo nelle sue diversità per poi rendermi conto che ce ne sono meno di quante immaginassi." Forse è stato proprio vedere senza schermi quei due paesi così lontani dal nostro mondo per farmi sentire più vicini gli altri.

peruviano
Detto ciò torniamo a quello che stavo dicendo (o scrivendo) prima, che ormai avrete completamente dimenticato. Mi manca solo Buenos Aires per uscire da questa parentesi semi italiana, da li il viaggio torna ad essere in riva al mare, e dopo tre mesi di deserti sabbiosi, rocciosi, ghiacciati o di steppa una bella distesa infinita di acqua salata è quello che ci vuole.
Non vedo l'ora di riprendere lo zaino sulle spalle. 
Ormai siamo agli sgoccioli e il tempo più che mai è mio nemico, maledetti backpacker che arrivano dalla direzione opposta, mi sono sempre stati utili per informazioni e sapere quali sono i luoghi più belli ignorati dalla massa, adesso non fanno altro che tirare fuori luoghi che non potrò raggiungere, ci si mette pure Diego a cantarmi delle bellezze del nord del Brasile.
Per ottenere il meglio da questo ultimo mese cerco di fare un piano di viaggio, ma è decisamente contrario a come ho imparato a viaggiare quindi non ci riesco, non riesco a fare un progetto che vada oltre i tre giorni.

E alla fine un lago boliviano


Unica certezza: domani si riparte, domani mi sveglio da questo torpore di cui sono vittima da oltre due settimane!


lunedì 15 novembre 2010

La strada

Prima di mettermi a dormire stavo leggendo l'ultimo post pubblicato sul blog di un mio amico anche lui in viaggio.
L'ho conosciuto  due anni fa quando ero andato a Londra a "lavorare", dopo Londra persi tutti i contatti lo ho rincontrato casualmente l'anno scorso a Santorini, e se mi fossi attenuto alla prima idea del viaggio che avevo progettato forse le nostre strade si sarebbero di nuovo incrociate nel sud-est asiatico che sta adesso attraversando.
Gli ho chiesto quanto mancasse al suo ritorno, quando mi ha risposto che erano pochi i giorni rimasti per qualche strano motivo sono andato a rileggermi i primi post che aveva pubblicato.
Tra  i commenti ho notato il testo di una canzone, l'avevo letta anche tre mesi fa quando aveva cominciato a scrivere, ma per qualche motivo non mi aveva impressionato, questa volta invece a un mese e spiccioli dal mio ritorno mi ha colpito diritto al cuore.

Questo è il blog in questione del mio amico, racconta un meraviglioso viaggio in paesi altrettanto belli, inutile dire che leggendolo in questi mesi ha trasformato, insieme anche hai racconti di altri backpacker incontrati, il sud-est asiatico come mio prossimo futuro desiderato viaggio:





Questo invece è il testo della canzone:



La Strada - Modena City Ramblers

La dritta strada che collega il Gran Canyon a Flagstaff sta perfettamente qui


Di tutti i poeti e i pazzi
che abbiamo incontrato per strada
ho tenuto una faccia o un nome
una lacrima o qualche risata
abbiamo bevuto a Galway
fatto tardi nei bar di Lisbona
riscoperto le storie d'Italia
sulle note di qualche canzone.

Abbiamo girato insieme
e ascoltato le voci dei matti
incontrato la gente più strana
e imbarcato compagni di viaggio
qualcuno è rimasto
qualcuno è andato e non s'è più sentito
un giorno anche tu hai deciso
un abbraccio e poi sei partito.

Buon viaggio hermano querido
e buon cammino ovunque tu vada
forse un giorno potremo incontrarci
di nuovo lungo la strada.

Di tutti i paesi e le piazze
dove abbiamo fermato il furgone
abbiamo perso un minuto ad ascoltare
un partigiano o qualche ubriacone
le strane storie dei vecchi al bar
e dei bambini col tè del deserto
sono state lezioni di vita
che ho imparato e ancora conservo.

Buon viaggio...

Non sto piangendo sui tempi andati
o sul passato e le solite storie
perché è stupido fare casino
su un ricordo o su qualche canzone
non voltarti ti prego
nessun rimpianto per quello che è stato
che le stelle ti guidino sempre
e la strada ti porti lontano 



E dato che ho anche scoperto come incorporare i video  metto pure questo



mercoledì 10 novembre 2010

As sick as two dogs

Eccomi qua che siedo su un bus diretto in nuovo luogo sconosciuto. Guardo il panorama, accanto a me c'è Diego e anche lui fa lo stesso. No non sono tornato in Australia, dopo il profondo gelido sud argentino ho raggiunto diego a Mendoza, al caldo, e  non contento delle svariate ore passate in pullman, con lui ho iniziato un nuovo lungo viaggio verso il nord. Ci fermiamo prima a San Augustin Valle Fertil nell mezzo di un altro deserto per la notte e per fare un tour il giorno dopo, appena scesi alla stazione abbiamo visto il classico omino di hostelling international che raccatta backpacker, io personalmente odio questa catena,  però dato che era sera tardi e tutti e due eravamo stanchi la scritta free transfert sul cartello tenuto in mano dall'omino mi fa cedere e scegliamo quell'ostello, il trasporto gratuito si è poi rivelato l'omino che ci ha accompagnato a piedi all'ostello. Il giorno dopa Valle de la Luna e Valle Fertil, chi l'ha chiamata fertile probabilmente non ha mai visto un prato in vita sua, il paesaggio richiama molto la Monument Valley statunitense: arido senza una goccia d'acqua, l'unica forma di vita sono i Condor che volano sopra la testa dei turisti.
Cattedral Gotica nella Valle Fertil
Avevamo concordato di farci lasciare a La Rioja dopo il tour, ma credo ci sia stato qualche piccolo malinteso, e ci scaricano insieme ad altri cinque ragazzi in un bar al lato della strada nel mezzo del nulla, qui in Argentina è davvero facile trovarsi in un luogo nel bel mezzo del deserto, dove magari la corrente arriva solo alle 7 di sera per non lasciare al buio chi vive e lavora in quella casa/bar. Dopo quattro ore circa passa il bus che va a La Rioja, e ci carica nonostante manchino i sedili per tutti.
Arrivati in città decido con Diego e i nuovi compagni di viaggio di andare diretti a Salta, quindi aspettare altre cinque ore fino alle quattro del mattino l'altro bus, immancabilmente arriva con un'oretta di ritardo prolungando la nostra attesa, e la fame, il bancomat che c'è non funziona e abbiamo speso tutti quanti gli ultimi nostri spiccioli per il biglietto del bus, io riesco a rimediarmi una pepsi qualcuno con più soldi avanzati anche una scatola di alfajores che finisce per essere la cena di tutti.
Arrivo a Salta e la parola d'ordine è RIPOSO.
Passo quattro notti a Salta dedicandomi alla piscina dell'ostello, alla vivace vita notturna della cittadina e a festeggiare in ritardo il mio compleanno dato che Diego quando ha saputo che avevo passato il compleanno in bus insieme agli altri due backpackers con cui viaggiamo mi ha fatto il compleanno a sorpresa con tanto di torta.
Una sera tornando all'ostello due cani per qualche ragione a me ignota mi hanno puntato e inseguito abbaiando, mai corso così veloce in vita mia, non sono sicuro su quanto mi abbiano inseguito i due segugi maledetti prima che riuscissi a salire su un auto perchè ogni giorno che passa ricordo di aver corso per una decina di metri in più rispetto al giorno prima.
In Salta non ho abbandonato la mia natura da viaggiatore, sono andato anche a fare un giro nei dintorni in un deserto di sale, visitato la cittadina di puntamarca che è da poco stato eletto patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, il tutto passando per una splendida vallata fiancheggiando con l'auto il tragitto di uno dei treni più alti del mondo.
Rivolata dei giganti
A quanto pare ogni volta che mi avvicino alla Bolivia mi ammalo (già successo in Perù e in Bolivia stessa), l'ultimo giorno a Salta ho avuto una leggera febbre passata in un pomeriggio che mi ha però lasciato una fastidiosa tosse. Arrivato a Cordoba decido di andarmi a fare una visita medica convinto per qualche strano motivo che gli Italiani non debbano pagare il dottore in Argentina, quando scopro che non abbiamo questa fortuna anziche andarmi a fare una probabile lunga fila al pronto soccorso vado dal dottore più vicino dell'ostello pensando di lasciare gli oneri all'assicurazione. La visita mi costa 40 pesos, nel sud dell'argentina una camera in ostello è più costosa, la diagnosi è faringite: antibiotici e sciroppo (costo delle medicine 160 pesos). Il giorno dopo torno dal dottore perchè mi fa una male cane il piede destro e si sta spellando: lo guarda e mi chiede se sono un mochilero (backpacker), mi dice che ho il piede d'atleta che è diffusissimo tra i viaggiatori zaino in spalla e che probabilmente lo ho preso camminando scalzo per l'ostello. Sono quattro mesi che mi metto calzini o ciabatte anche per fare mezzo metro onde evitare di contrarre funghi e mi chiedo come sia possibile... Flashback sulla piscina... §@#%$!

Quindi ora riposo forzato in Cordoba...

Adesso vorrei trovare qualche altra cretinata da scrivere perchè una volta pubblicato il post mi tocca fare la lavatrice...